Indagine biospeleologica in Vora Bosco

Domenica 13 febbraio 2022 i soci del GST, in collaborazione con il Laboratorio Ipogeo Salentino di Biospeleologia “S. Ruffo”, sono tornati in Vora Bosco (PU_1613), Noha, Galatina, per un’esercitazione in grotta e per “retinare” la falda ipogea al fine di ricercare/campionare forme di vita stigobie in essa presenti.

Vora Bosco è una delle due sole grotte in Puglia, insieme a Grave Rotolo a Monopoli, a raggiungere direttamente la falda ipogea a poco più di 60m di profondità.In passato le indagini biospeleologiche in questo inghiottitoio sono state svolte installando trappole specifiche ed utilizzando un retino da plancton. Le trappole sono state realizzare secondo il principio della nassa. Al loro interno è stata posizionata un’esca di carne ed un peso per il mantenimento in profondità della trappola stessa. Delle retinature in acqua sono state eseguite con un retino da placton con rete filtrante di forma troncoconica e maglia di 40µ.

Fase di raccolta dei campioni d’acqua nella falda di Vora Bosco.

Di seguito i risultati del prelievo analizzato da Salvatore Inguscio.

Sono stati individuati numerosi esemplari di Salentinella gracillima, crostaceo stigobionte anfipode appartenente alla famiglia Salentinellidae(Fig.1), in diverse fasi di accrescimento

Le specie appartenenti a questo genere sono state raccolte per lo più in zone periferiche di regioni di antica emersione, ciò fa pensare che abbiano colonizzato gli ambienti ipogei seguendo gli spostamenti della linea di costa e che gran parte di esse abbiano un’origine marina. Gli anfipodi di questo genere presentano un corpo tozzo, con antenne piuttosto brevi, endopodite degli uropodi del 3° paio squamiforme, telson intero o inciso profondamente.

Salentinella gracillima, endemita pugliese, fu scoperta per la prima volta nella grotta Lu Bissu-Abisso (Castro Marina, LE – Pu 141) nel 1937. Ha un corpo di forma globulosa tendente alla volvazione dalla lunghezza compresa tra 1.5 e 2 mm. Le antennule e le antenne sono piuttosto corte, in particolare vi è un notevole dimorfismo sessuale per quanto riguarda la costituzione e l’armatura dell’antennula che ha, nei maschi, il flagello principale con il primo articolo più lungo e fornito di un maggior numero di estetaschi. Salentinella gracillima è una specie eurialina che, inizialmente era ritenuta essenzialmente interstiziale, è stata invece catturata anche in estesi bacini idrici di grotta. Secondo alcuni studiosi questo anfipode potrebbe essere considerato un elemento paleo-mediterraneo di origine marina che ha colonizzato le acque ipogee nel Miocene medio. Esemplari sono stati rinvenuti in pozzi e grotte lungo la costa ionica nei dintorni dell’abitato di Nardò (LE), nelle grotte di Castro Marina (LE), in un pozzo a sud di Lecce e a grave Grave Rotolo, nel canale di Pirro posta ad una certa distanza dal mare. Vora Bosco rappresenta un nuovo sito di raccolta di questo anfipode inoltre anche in questo caso si tratta di un sito in posizione geografica più interna rispetto alla costa, i ritrovamenti in varie fasi di sviluppo attestano la sua presenza stabile nella grotta (Fig.2).

Le retinature hanno evidenziato anche la presenza di numerosi esemplari del miside Speleomysis bottazzi(Fig.3), già raccolto negli anni scorsi in questa grotta da Francesco De Natale(gruppo speleo Ndronico-Lecce).

I Misidacei sotterranei italiani comprendono due sole specie: Speleomysis bottazzi e Stygiomysis hydruntina, entrambe note esclusivamente per la regione pugliese (Inguscio 1998). Speleomysis bottazzi fu raccolta per la prima volta nella grotta Zinzulusa (Castro Marina – LE) nel 1924. I ritrovamenti successivi hanno permesso di definire un areale di distribuzione circoscritto alla Puglia centro – meridionale mentre ricerche effettuate nelle acque sotterranee del Gargano nel 2000 hanno dimostrato invece che questo miside è presente nelle acque sotterranee di tutta la Puglia. Rappresenta una delle più interessanti forme della fauna sotterranea italiana. La caratteristica principale di questi misidi è che le femmine sono provviste di un marsupio ventrale in cui depongono le uova. E’ notevolmente specializzata, come risulta dalla sua completa depigmentazione, dall’assenza totale di organi visivi, dal notevole allungamento delle antenne e delle altre appendici. Eurialina ed euriterma è in grado di sopportare condizioni variabili di illuminazione; le varie popolazioni rinvenute sono adattate alle acque cavernicole e a quelle freatiche, lungo zone costiere ed interne.

La lunghezza dello Speleomysis è in genere compresa tra 6,5 e 13 mm (individui adulti misurati dalla lamina dell’occhio all’estremità degli uropodi). Speleomysis ricava il cibo anche dalle rocce calcaree; in queste, a partire dalla sedimentazione, possono essere stati trattenuti dei residui di sostanze organiche. Una naturale predisposizione della specie ad attaccare terreni calcarei alla ricerca di sostanze organiche contenute in essi, ha favorito probabilmente la colonizzazione delle acque sotterranee in terreni soprattutto post-cretacei (più friabili); questa è avvenuta seguendo gli spostamenti delle linee di costa del Mediterraneo durante il Pliocene. Particolare la riproduzione: le femmine, una volta liberati i giovani, mutano assumendo però l’aspetto giovanile, in questo modo possono continuare a nutrirsi senza essere fecondate, evitando così di andare nella falda profonda con scarso cibo accumulato. Le ultime raccolte confermano vora Bosco come sito stabile di questo miside.

Nell’analizzare al microscopio l’acqua retinata sono stati individuati 7 esemplari di Metacyclops stammeri. Scoperta nel 1937 questa specie è stata poi ritrovata oltre che nelle località tipiche (l’Abisso – l’Ubissu – di Castro Marina, grotta Zinzulusa, Cunicolo dei Diavoli – Castro Marina – LE), anche in pozzi lungo il litorale ionico a sud di Taranto.

Metacyclops stammeri è stata rinvenuta assieme a Metacyclops subdolus, quindi si ritiene che le due specie convivano, ciò però ha generato, in passato ed in alcuni autori, dei dubbi sulla validità di queste specie.
Ricerche svolte da studiosi dell’Università dell’Aquila (Pesce et al.1978), avvalorando le descrizioni originali, hanno confermato la distinzione tra Metacyclops stammeri e Metacyclops subdolus evidenziandone le differenze. Queste sono dovute ad una serie di caratteristiche morfologiche: diverso rapporto di lunghezza delle setole terminali mediane della furca, morfologia e dimensioni del segmento genitale, armatura dell’ultimo articolo dell’endopodite del quarto paio di arti.

Metacyclops stammeri può essere considerata una specie “talassoide” ossia, nonostante presenti un notevole grado di adattamento e specializzazione, si ritiene che solo recentemente abbia colonizzato le acque ipogee (Pesce et al.1985), ciò è evidenziato anche dalla sua marcata eurialinità.
Secondo il “Regression Model” proposto da Stock (1980), questi organismi durante i cicli sedimentari del tardo terziario, sarebbero rimasti intrappolati nelle sabbie degli habitat ipogei lungo le coste, una colonizzazione quindi degli ambienti sotterranei di tipo passivo.

Vora Bosco rappresenta un nuovo sito per questo copepode.

E’ stato anche raccolto un esemplare femmina di Paracyclops fimbriatus, copepode stigosseno, ed un pauropode terrestre oculato e pigmentato.

GLOSSARIO
EURIALINO: organismo in grado di vivere entro intervalli ampi di salinità.
STENOALINO: organismo che vive in intervalli ristretti di salinità
STIGOBIO: organismo stabilmente legato all’ambiente acquatico sotterraneo, il cui ciclo biologico si svolge obbligatoriamente in questo ambiente.
TROGLOBIO: organismo generalmente terrestre,adattato all’ambiente ipogeo, nel quale nasce, vive e muore.
TROGLOSSENO: organismo che accidentalmente si può trovare nelle grotte per le quali non presenta alcuno adattamento.

BIBLIOGRAFIA
INGUSCIO S., 1998. Misidacei stigobionti di Puglia. Ideemultimediali: 1-95
PESCE G.L., G. FUSACCHIA, D. MAGGI, P. TETE’, 1978. Ricerche faunistiche in acque freatiche del Salento. Thalassia Salentina, 8: 1-51
PESCE G.L., D. MAGGI, P. TETE’, 1985. Stato attuale delle conoscenze sui Ciclopoidi delle acque sotterranee della Puglia. Carsia Apulia, 1: 71-92
STOCK J. H., 1980. Regression model evolution as exemplified by the genus Pseudoniphargus (Amphipoda). Bijdr. Dierk, 50 (1): 105-144

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