La grotta di pozzo Lia

I lavori di scavo di un pozzo suscitano alcuni dubbi nei tecnici della ditta incaricata quando, a circa 30 metri di profondità, la trivella scende di colpo di alcuni metri. Si deduce la presenza di una cavità in fondo al pozzo, a pochi metri prima di raggiungere la falda.

Gli impiegati informano il committente che, consapevole della presenza di numerose grotte nel territorio in cui vive, decide di approfondire la situazione contattando un gruppo speleologico. Siamo a Salve (LE), in località Tortorella.

Il proprietario del ristorante Tortorella, Marco Profico, contatta il Gruppo di ricerche Paletnografice “Mario Bernardini” di Lecce che invia in breve tempo la sezione speleologica del gruppo, pronta a calarsi a ben 32 di metri di profondità!

La spedizione non produce nessuna documentazione ad eccezione di un’intervista concessa ad un tal Frassanito, concentrato a prendere appunti sul proprio taccuino con dovizia di particolari, impaziente di tornare a casa per ticchettare i tasti della sua macchina da scrivere e consegnare ai lettori della rivista parrocchiale “Salve Saluta” il resoconto di una di quelle avventure alle quali il Salento non è avvezzo.

L’inchiostro di Frassanito traduce in poche righe le immagini che gli intervistati hanno proiettato nella sua mente durante il racconto, informando la comunità della presenza di un’incredibile cavità che si articola nel sottosuolo per un centinaio di metri, con ambienti alti dai 2 ai 5, riccamente adorni di meravigliose concrezioni e latte di monte. Una grotta dalle caratteristiche incredibili tanto da solleticare un potenziale sfruttamento turistico. Manca solo un nome per battezzare la meravigliosa caverna. Gli esploratori optano per “Grotta delle Fate” probabilmente ignari del fatto che a poche centinaia di metri di distanza in linea d’aria esiste già un cavità con questo nome che ha alimentato per secoli storie fantastiche, miti e leggende in tutto il basso Salento.

L’articolo vede la luce nel numero di “Salve Saluta” di Marzo-Aprile-Maggio…del 1973.

Articolo di E. M. Frassanito su “Salve Saluta” del Marzo-Aprile-Maggio 1973

A 49 anni di distanza Roberto Negro, profondo conoscitore del territorio salvese e parte dell’attuale redazione di “Salve Saluta”, recupera ed esamina con cura l’articolo in oggetto non riconoscendovi nella descrizione nessuna grotta. Contatta a questo punto il Gruppo Speleologico Tricase.

Dopo un rapido scambio di informazioni è chiaro a tutti che la grotta descritta era ormai scomparsa da tempo dalla memoria collettiva: bisognava ritrovarla!

Il ristorante Tortorella negli anni ha mutato proprietario e destinazione fino a diventare il “Picchio Hotel”, una ridente struttura ricettiva con vista sul mare dotata di piscina alimentata per anni dall’acqua attinta da un pozzo…esatto! Quel pozzo.

Ma…fermi tutti…in quel pozzo ci siamo già stati! Maggio del 2017: il direttore del Picchio Hotel ci chiede di indagare sulle cause che da alcuni mesi limitano drasticamente la disponibilità di acqua nel pozzo. Attrezziamo una calata, raggiungiamo il fondo. In prossimità di uno scampanamento si apre una piccola breccia che tradisce la presenza di un piccolo cunicolo. Ma siamo qui per altro, e con la conclusione del lavoro commissionatoci anche il tempo a nostra disposizione giunge al termine. Si torna in superficie ma con la raccomandazione di poter scendere nuovamente in futuro per ulteriori indagini. Pochi giorni dopo l’hotel apre alla stagione turistica, l’impegno dell’esplorazione di grotta Scanderebech ci coinvolge sempre più per dar poi seguito ad una lunga pausa forzata a causa della pandemia da Covid-19. Così, dopo 5 anni, ce ne dimentichiamo completamente.

Ingresso del pozzo visto dal fondo

Chiediamo le dovute autorizzazzioni e il 24 aprile 2022 siamo nuovamente pronti a tornare in fondo a quel pozzo. Oltre la fenditura nella parete a 32 metri di profondità c’è proprio lei, la grotta che stavamo cercando!

Uno stretto ed estenuante cunicolo, che sembra non finire mai, ci separa dalla cavità descritta 50 anni prima. “Ma quando si solleva la volta?”, “Quanto dobbiamo strisciare ancora?”, “Dove saranno le bellissime concrezioni?” sono stati gli interrogativi che portiamo con noi come fieri compagni di esplorazione fino alla fine della grotta. Ambienti claustrofobici, stretti, bassi, taglienti e spogli di qualsiasi concrezione si fanno largo a scapito delle tanto declamate potenzialità turistiche.

Fase di rilievo

E vabbè…giacchè ci siamo facciamo il rilievo! Un giorno non basta, ci torniamo una settimana dopo, il primo maggio. Dai dati estratti la grotta si sviluppa su una superficie di 88 metri per un’altezza che non supera il metro e mezzo nel punto più alto.

Aspettative deluse ma resta pur sempre una bella storia!

Marco Piccinni

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